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Adamo nel paradiso terrestre

Il principio della storia umana visto con gli occhi di un artista di sedici secoli fa.

Il Bargello non è solo il tempio di Donatello e di Michelangelo, non è stato solo il teatro dell’abolizione della pena di morte. E’ un luogo ricchissimo di opere d’arte forse non molto conosciute, ma che meritano di essere ammirate. Fra queste il posto d’onore va alla collezione di Louis Carrand che conta fra le altre  ben 265 opere d’avorio.

Uno dei miei pezzi preferiti è “Adamo nel paradiso terrestre” una tavoletta d’avorio del V secolo di manifattura italiana. Fa parte di un dittico, ovvero un oggetto sacro trasportabile, composto di due valve originariamente unite da una cerniera. Oggetti simili spesso non avevano una vera e propria funzione, se non quella devozionale e decorativa. Tuttavia ne esistono molti esemplari perché, essendo l’avorio un materiale di pregio, era uso darli in dono a personaggi illustri in occasioni importanti. Nella stessa vetrina si trova anche l’altra valva, decorata con scene dalla vita di San Paolo Apostolo. L’ignoto autore ha saputo descrivere le storie con gran vivacità, definendo con cura i particolari.

L’Impero Romano è appena crollato, mettendo in crisi anche i valori di una civiltà durati secoli. L’arte non descrive più la bellezza sublimandola in modo iconico, ma acquisisce un carattere mistico, prendendo le distanze dalla vanitas. Eppure l’immediatezza espressiva delle opere di questo periodo, mettono in luce la vitalità di questa nuova cultura che si stava sviluppando fra le macerie delle vestigia romane.

Vediamo cosa ci racconta questo sconosciuto artista.

Poi il Signore disse:  “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo li avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose i nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.

Genesi  2, 18-20

Lo sguardo di Adamo, colto nell’atto di dare un nome agli animali, sembra cercare ispirazione in un orizzonte che noi non vediamo. Sta lì seduto, a suo agio nella lussureggiante natura del Paradiso Terrestre. Dio ha plasmato un mondo senza errore né dolore e lo ha regalato proprio a lui, la sua creatura prediletta, fatta a sua immagine e somiglianza, ultimo prezioso frutto della creazione. Adesso è tutto suo e deve dare un nome agli esseri viventi che lo circondano.  Più volte la Bibbia insiste sul valore della parola, veicolo del pensiero, della volontà, dotata di poteri mistici. Con la parola Dio crea l’universo. Con la parola l’uomo lo rende proprio.

Adamo non ha bisogno di nascondere il suo corpo, dignitoso e perfetto, perché non conosce il peccato. Tutto sembra parlare di pienezza: animali di ogni specie si stringono pacifici intorno al nuovo padrone, pronti a coglierne gli ordini. La terra irrigata dai quattro fiumi si offre generosa caricando gli alberi di frutti succulenti.

Gli animali intorno al quattro fiumi del Paradiso

Le mani sconosciute che intagliarono l’avorio hanno riempito tutto lo spazio possibile in una sorta di horror vacui, quasi come a voler placare un senso di incompletezza. L’Eden è un posto perfetto, è vero, ma Adamo, padrone solitario del giardino, si sente solo senza qualcuno che gli somigli: Eva non è stata ancora creata.

La storia dell’umanità è ancora tutta da scrivere.

Redazione: